Praxis. Scuola di filosofia
«Aisthesis-Sensazione»  
     
   
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DOCENTI / INTERVENTI  
   


Dopo una premessa metodologica riguardante lo statuto della facoltà
sensibile, l'intervento cercherà di illustrare le caratteristiche dell'oggetto
primo della sensazione, mostrando come esso sia sempre qualcosa di
determinato (e mai un mero sostrato), qualcosa di ripetibile (pur non
confondendosi con l'universale), qualcosa di singolare (senza perciò essere
un individuo). Si mostrerà infine in che senso queste caratteristiche non
definiscano soltanto gli oggetti della sensazione, ma più in generale gli
elementi costitutivi del mondo reale.


Paolo Godani insegna Estetica all'Università di Macerata.
Le sue ricerche degli ultimi anni si sono focalizzate soprattutto sul rapporto tra singolare e comune, declinato nei diversi ambiti della metafisica, dell'etica, della politica e della filosofia della letteratura. Tra i suoi lavori più recenti: La vita comune (DeriveApprodi 2016), Sul piacere che manca (DeriveApprodi 2019), Tratti (Ponte alle Grazie 2020).
È in uscita, da Neri Pozza, Il corpo e il cosmo. Per una archeologia della persona.

 


La cultura occidentale, in particolare in età moderna, ha privilegiato un approccio all’esperienza umana centrato sulla contrapposizione tra soggetto e oggetto e orientato alla determinazione delle forme della conoscenza scientifica. Ciò ha spesso indotto a ritenere l’ambito del sensibile terreno di contingenze effimere e intrinsecamente forse non irrazionali, ma certo povere di effettiva sensatezza. In che misura è invece possibile impostare un’analisi dei fenomeni del sensibile partendo da una concezione dell’esperienza in quanto corrispondenza espressiva da cui si costituiscono polarità soggettuali e oggettuali? E in che modo l’espressività che rende densa questa corrispondenza si configura nella discretezza delle forme e dei linguaggi con cui operano i dispositivi culturali con cui homo sapiens interagisce nella sua nicchia ecologica? In breve: esiste una radice estetica della sensatezza che, articolandosi nella prassi dell’aisthesis, affianca la funzione semantica propriamente conoscitiva? E infine, quali referenti filosofici possono essere considerati per impostare un programma teorico efficace in questo scenario, anche alla luce delle rivoluzioni antropologiche degli ultimi decenni? 

Giovanni Matteucci è professore ordinario di Estetica all’Università di Bologna. Ha pubblicato numerosi saggi ed è autore di diversi volumi, tra i quali: Dilthey: Das Ästhetische als Relation (Würzburg 2004), Filosofia ed estetica del senso (Pisa 2005), Il sapere estetico come prassi antropologica (Pisa 2010), L’artificio estetico. Moda e bello naturale in Simmel e Adorno (Milano 2012), Il sensibile rimosso. Itinerari di estetica sulla scena americana (Milano 2015), Philosophical Perspectives on Fashion (London 2017, ed. con Stefano Marino), Estetica della moda (Milano 2017), Estetica e natura umana (Roma 2019). Ha curato l’edizione italiana di classici del pensiero contemporaneo (Dilthey, Cassirer, Dewey, Adorno, Langer, Wollheim) e volumi collettanei su vari aspetti del dibattito attuale (estetica analitica, teoria critica, antropologia dell’immagine, natura delle emozioni, estetica del quotidiano, pragmatismo). Dirige la rivista “Studi di estetica”. Dal 2018 è Presidente della SIE - Società Italiana d’Estetica.

Cosa può una sensazione per Kant? Al contempo troppo e troppo poco. La sensazione è la start up della conoscenza: una cerniera tra l’esterno e l’interno, entrambi trascendentali. Kant la introduce come «bloβe Modification unserer Sinnlichkeit» e ne fa il contrassegno della realtà delle nostre rappresentazioni. Tuttavia, il criticismo si costituisce cassandola a vantaggio della percezione. La Critica della Ragion Pura comincia con l’Estetica trascendentale, dunque con una falsa partenza. Kant vi esamina solo spazio e tempo senza aggiungere nulla di più, perché ogni di più si riferisce a ciò che è riscontrabile solo a posteriori.  
Spazio e tempo, però, non sono i primi sensi. Le forme pure dell’intuizione sono i primi strumenti di dominio. Il mondo, è indubbio, ci trattiene per mezzo del sentire ma noi non facciamo altro che trasformare ciò che solamente sentiamo in informazione. La datità non è la prima caratteristica della Cosa. Sensibile, nell’Estetica trascendentale, vuol dire intuibile spazio-temporalmente, non sentito. La ricettività primitiva e cieca della sensazione come modificazione è esclusa dall’analisi trascendentale insieme a quel fuori non o extra-sensibile cui è legata. Così, malgrado gli sforzi di Kant, l’idealismo trascendentale resta un idealismo empirico.  
Solo la sensazione permette di approdare all’empirismo trascendentale: quell’estetica "apodittica" o "superiore" che Deleuze, in Differenza e ripetizione, proclama “scienza dell’essere del sensibile” anziché del sensibile. Le sue premesse sono fissate da Kant nelle pagine della prima Critica dedicate alle Anticipazioni della percezione. Le sue conseguenze, invece, si ripartiscono tra le altre due: la libertà, nella Critica della ragion pratica, si dà infatti nella e come sensazione di rispetto ed è per questo che il sublime sentimento della Critica del Giudizio è molto poco sublime. Nel sublime il noumeno si vede, perché si è smesso di sentirlo. 

Alessandra Campo (Roma) è assegnista di ricerca in filosofia presso l’Università degli Studi dell’Acquila e membro del Centro di Psicoanalisi e Filosofia Après-Coup presso la stessa università. Da diversi anni si occupa dei rapporti tra filosofia e psicoanalisi con particolare riguardo alle implicazioni metafisiche e cosmologiche della teoria freudiano-lacaniana (Bergson, Whitehead, Deleuze). Ha curato il volume "L’Uno perverso. L’uno senza l’altro: una perversione?" (L’Aquila, 2018). Ha pubblicato con Mimesis (2018) "Tardività. Freud dopo Lacan" e con Aesthetica Edizioni (2020) "Fantasma e sensazione. Lacan con Kant"

 


Sentire è come stringere i lacci delle scarpe, la sensazione è un nodo: non è un'immagine ma una struttura che però deve essere spiegata, fa nascere delle domande. Ad esempio, qual è la forma del nodo? e ancora prima: quali lacci possono stringere il nodo della sensazione? Una possibile risposta è che solo i lacci-viventi sono capaci di sentire, cioè gli uomini, gli animali e le piante. E' possibile sostenere invece una posizione pansensualistica, per la quale ogni cosa è un laccio che, vivente o no, si stringe con gli altri lacci? Il nodo della sensazione deve essere descritto nella sua differenza dalla percezione e ricondotto alle sue forme fondamentali: la combustione del carburante e la formazione di un mulinello, che sono tra i primissimi nodi della natura e le radici di quell'esperienza che ci siamo abituati a chiamare "sensazione".

Tommaso Tuppini insegna Ermeneutica filosofica all'Università di Verona. Ha pubblicato "La caduta. Fascismo e macchina da guerra" (2019) e "Vortici. Forme dell'esperienza" (2020), entrambi con Orthotes

 


Gregory Bateson scrive in Mente e natura: “we draw distinctions”. Sarebbe questa la struttura elementare della sensazione. Ma questa struttura, per quanto elementare, è complessa. Anzi, è questa sua complessità che ne fa qualcosa di assolutamente semplice, e questa semplicità è necessariamente articolata in due facce. “To draw” significa infatti due cose. 1) Noi disegniamo distinzioni, sentire significa rilevare differenze. 2) Noi traiamo distinzioni, sentire significa trarre distinzioni, ricavarle dal paesaggio nel quale ci muoviamo. Riflettere sul luogo della sensazione significa, allora, riflettere sulla simultaneità di questa sfasatura, sulla coincidenza di questi due sensi diversissimi del “drawing”.

Federico Leoni (Novara 1974) insegna Antropologia filosofica all’Università di Verona. Scrive su “aut aut”, “alias”, “doppiozero” e su varie riviste italiane e straniere. Ha curato Sade, Masoch. Due etiche dell’immanenza (“aut aut”, 382/2019). Tra i suoi libri: Habeas corpus. Sei genealogie del corpo occidentale (Mondadori 2008); L’idiota e la lettera. Saggi sul Flaubert di Sartre (Orthotes2013); Jacques Lacan. Una scienza di fantasmi (Orthotes 2019). In uscita in autunno: Henri Bergson. Segni di vita (Feltrinelli 2021).

 


Massimo Donà
(nato a Venezia il 29 ottobre 1957), oltre che musicista, è professore ordinario di Filosofia Teoretica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università San Raffaele di Milano. Nello specifico, insegna METAFISICA per il corso di laurea triennale e ONTOLOGIA DELL’ARTE per il corso di laurea specialistica.
Dopo essersi laureato nel 1981 con Emanuele Severino, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Venezia, inizia a pubblicare diversi saggi per riviste e volumi collettanei, partecipando, lungo il corso degli anni Ottanta, a diversi Convegni e Seminari in varie città italiane. A partire dalla fine degli anni Ottanta, collabora con Massimo Cacciari, in qualità di cultore per la materia, presso la Cattedra di Estetica dello IUAV (Venezia) e coordina per alcuni anni i Seminari dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (sede di Venezia).
Negli anni Novanta fonda, con Massimo Cacciari e Romano Gasparotti, la rivista PARADOSSO. Sempre negli anni Novanta diventa docente di ruolo di Estetica e insegna presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia; sino a quando viene incardinato come Professore Ordinario di Teoretica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano.
È inoltre curatore, sempre con Romano Gasparotti e Massimo Cacciari, dell’opera postuma di Andrea Emo.




Gaetano Rametta
 insegna Storia della filosofia all'Università di Padova. Ha scritto monografie su Hegel, Fichte e Bradley. Nei suoi testi dell'ultimo decennio, ha cercato di mostrare l'importanza della filosofia trascendentale per il pensiero contemporaneo.




Rocco Ronchi 
è ordinario di Filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di L’Aquila. Tiene corsi e seminari in varie università italiane e straniere. Insegna filosofia presso l’IRPA (Istituto di ricerca di psicanalisi applicata) di Milano. Dirige la collana “Filosofia al presente” della Textus edizioni di L’Aquila e la scuola di filosofia Praxis (Forlì). Tra le sue più recenti pubblicazioni: Come fare. Per una resistenza filosofica Feltrinelli, MIlano, 2012; Gilles Deleuze, Feltrinelli, Milano 2015; Il canone minore. Verso una filosofia della natura, Feltrinelli, Milano 2017; Bertolt Brecht, Orthotes, Napoli-Salerno 2017.